Il nostro è un Istituto Comprensivo nel senso più ampio del termine. Infatti comprende sei Scuole dell’Infanzia, cinque Scuole Primarie, due Scuole Secondarie di I grado. E’, quindi, una scuola “grande” sia per estensione (abbraccia sei paesi), numero di alunni, docenti e personale Ata, ma, soprattutto, è grande per idee, professionalità, impatto sul territorio.
Il presente sito si propone di offrire informazioni circa le attività di tutte le scuole dell’Istituto divenendo, quindi, uno spazio aperto e orientato all’interazione tra scuola – alunni – genitori - territorio. Esso si propone di informare sia sull’organizzazione, i docenti, gli alunni, le attività; rendere pubbliche e consultabili le principali produzioni didattiche; rendere pubblici e consultabili i più interessanti lavori dei nostri alunni e le attività da loro svolte (uscite, progetti, …). L’Istituto Comprensivo Statale “Antonio Pagano” di Nicotera è pronto, quindi, ad offrirvi con il presente sito un serio servizio pubblico. Vi auguriamo una buona navigazione tra le nostre pagine.
NICOTERA
Lungo il litorale tirrenico, dove i colori delle acque limpide si mescolano con il cielo azzurro popolato da gabbiani che maestosi spiccano il volo vagando sulle belle scogliere, su una collina, ecco apparire: Nicotera, paese semplice, ma bello. Le affascinanti caratteristiche di questa località sono come un “bagliore fulmineo” per tutti i visitatori. Esplorare questa cittadina, ricca di storia, di avvenenze naturali, suscita emozioni ed ispirazioni indescrivibili.
In cima ad un colle, dalla “Madonna della Scala”, domina uno degli scenari più belli del mondo, offrendo un magico panorama, particolarmente in primavera o in estate. Non dimentichiamo, infatti, che il clima di questa zona è molto mite, quindi, le belle giornate non mancano, neanche nei in primavera o in estate. Non dimentichiamo, infatti, che il clima di questa zona è molto mite, quindi, le belle giornate non mancano, neanche nei periodi invernali. E’ a questo punto che lo spettacolo inizia: l’immensa distesa del mare, dai cangianti colori, a seconda del tempo, la lunghissima spiaggia, la verde e rigogliosa piana circostante e poi, la meravigliosa visione delle isole Eolie, che a volte sembrano, veramente, vicinissime, quasi a toccarle, poi lo stretto di Messina, l’Etna e l’Aspromonte.Colonia di Locri, s’innalzava sul litorale del mar Mediterraneo, tra il fiume Metauro (oggi Petrace) ed il porto di Ercole (l’odierna Tropea). Storici ed archeologi, come, ad esempio, Fausto Vincenzo Sorace (1769-1831), sono ormai concordi nel ritenere che la città sia stata l’emporion (il porto) della colonia Greca di Medma, ruolo che conservò anche in età romana.
Quindi, Nicotera, fu l’erede di quella “metropoli della Magna Grecia che fu chiamata “MEDAMA” dallo scrittore Strabone e “MEDMA” dallo storico latino Plinio. Sempre secondo Sorace il cambiamento del nome avvenne per un fattore strettamente religioso, avente origine dalla conversione del popolo Medameo alla fede cattolica, conversione operata da S. Stefano Niceno, vescovo della vicina Reggio. Ma il vero nome si dice fosse stato imposto da una flotta romana, uscita vittoriosa da una battaglia avvenuta nelle acque antistanti, la quale sbarcò e lasciò qui i suoi soldati, trovatala vuota o quasi di popolazione, le cambiò il nome. Nicotera vorrebbe significare così, in un misto di greco e di latino “Astro della Vittoria”, e già in età bizantina si chiamava, appunto, Nikoteras. Nell’XI sec., la città venne rasa al suolo dai saraceni e gli abitanti si dispersero nelle montagne circostanti. La ricostruzione della città odierna (la terza), fu voluta da Roberto il Guiscardo che ricostruì la città nel 1065 e la fortificò, spostandola più a nord e ripopolandola con gli abitanti di Policastro. Il cambiamento di sito, dettato da motivi di sicurezza, non impedì ulteriori distruzioni: nel 1074 ad opera dei saraceni; nel 1085 dalle truppe di Benevento; saccheggiata e rasa al suolo nel 1122, ricostruita nel XIII secolo. Dovette in seguito subire varie scorrerie dei turchi (l’ultima delle quali nel 1625) e il disastroso terremoto del 1783. Le successive ricostruzioni avvennero sul luogo scelto da Roberto D’Altavilla. La nuova città nacque con castello e cattedrale da cui si diramavano le strade dei quartieri intorno ai quali sorsero le mura. Il tessuto urbano conserva intatte le caratteristiche del vecchio centro, fatte di un intreccio di strade e stradette che, di tanto in tanto, sfociano in slarghi, piazzette su cui si affacciano case, casupole, palazzotti nobiliari o borghesi, grigi adorni di balconi in ferro battuto. Qua un sottopassaggio, là una scala porta dal Castello alla Cattedrale. Oggi Nicotera è un centro di cultura, di arte e di turismo grazie oltre alle sue bellezze panoramiche, al suo centro storico, ai suoi uomini illustri ed ai suoi villaggi turistici.
Di Nicotera particolarmente suggestivo il centro storico risalente al XVII - XVIII secolo e che culmina con il castello dei Ruffo. Il Castello, ricostruito nel 1764 su una base normanna, fu rimaneggiato dagli Svevi e dagli Angioini.
Dopo il terremoto del 1783, la costruzione venne ristrutturata come residenza estiva, da Ermenegildo Sintes per Falcone Ruffo, conte di Sinopoli. La costruzione è oggi perfettamente integra e mostra tre torri quadrilatere angolari e porte e finestre in granito.
La Cattedrale, di origini medioevali, fu ricostruita, su progetto del Sintes, dopo il terremoto del 1783. Presenta una facciata a tre ordini baroccheggianti e una torre campanaria, a pianta quadrata di epoca settecentesca, sul cui portale si trova uno stemma marmoreo del vescovo Franco (sec. XVII).
L’interno, che ha un impianto a croce latina con due navate laterali, conserva importanti opere d’arte fra cui bassorilievi sepolcrali del ‘500 e un altare di marmo policromo settecentesco, un’opera di Antonello Gagini: la Vergine delle Grazie (1400) e un Crocifisso ligneo di Angelo Laudano del 1593.
A destra del Duomo ha sede il Museo diocesano di arte sacra che in sette sale accoglie varie collezioni provenienti dalla cattedrale e dalle altre chiese della zona. Esso conserva lapidi marmoree databili dal XVII al XX secolo, frammenti di stipiti, colonne e architravi, paramenti sacri dei secoli XVII e XVIII e una tela del XVI secolo raffigurante S. Pietro, dipinta dal Neuroni. Vi è inoltre una sezione etnografica con collezioni numismatiche e costumi tipici calabresi.
Patrimonio culturale pressoché unico sono i ventuno mulini ad acqua del XVII secolo che, posti su un unico asse che arriva fino alla marina, sfruttavano lo stesso filone d’acqua ad orario concordato.
L’attività creditizia di Nicotera fu affidata, da Federico II, agli Ebrei ospitati nella nostra cittadina nel quartiere della Giudecca dalle tipiche caratteristiche architettonico – ambientali.
Il quartiere mantiene inalterato il suo misterioso fascino ancora oggi che gli Ebrei a Nicotera non ci sono più. Continua a sfidare gli eventi e gli uomini imponendosi con la sua misteriosa presenza tra secoli di storia ancora tutta da scoprire e da analizzare Altro importante riferimento culturale sono le zone archeologiche in contrada La Timpa e Badia, gli scavi in località Comerconi, gli acquari dell'antico acquedotto e la Necropoli del Colle di San Faustino. Bellissimi i resti di alcune delle porte d’entrata della città, come Porta Palmentieri.
Ultimo paese del versante tirrenico della provincia di Vibo Valentia, Nicotera Marina è divisa
dalla provincia di Reggio Calabria dal confine naturale rappresentato, in parte, dal fiume Mesima. Il terreno dove è collocato è essenzialmente sabbioso, in quanto, una volta, il luogo in cui sorge era interamente coperto dal mare. Nicotera Marina sorge alle pendici di una collina. Sotto di questa si distende la bellissima scogliera alla quale si può accedere attraversando un sentiero sconnesso. La scogliera si allunga fino alla Torre, cosiddetta di “Joppolo” ed oltre. Questo tratto viene denominato “Praicciola”, “una lingua di rocce” attraversata dal torrente Tuccina.
Nicotera Marina racchiude, al suo interno, strade molto larghe e alcune piazzette: la villa comunale, con il monumento ai caduti, la bellissima chiesa, con il monumento dell’Immacolata e tre rioni: rione Piazza, Marinella e Corea. L’area pianeggiante, non abitata, che circonda Nicotera Marina è costituita, essenzialmente, da verdeggianti giardini, con colture tipiche della macchia mediterranea.
L’economia del paese si basa sull’agricoltura, sulla pesca e sulla pastorizia. L’agricoltura, una volta, praticata da molti contadini, è stata, oggi, abbandonata a causa della forte emigrazione. Si producono agrumi (arance, mandarini, limoni), fichi, mele, pere, susine. Rilevante è, anche, la presenza di vigneti e ulivi. Altre coltivazioni sono i legumi (fave, piselli, fagioli), gli ortaggi (cavoli, pomodori, verdure), viene anche praticata la coltivazione del grano, dell’orzo, della segale e del mais. Riguardo alla pesca, bisogna dire che questa dipende essenzialmente dalla stagione.
Negli anni passati, a Nicotera Marina, la vita paesana era caratterizzata da molteplici operazioni agresti e domestiche che si svolgevano all’aperto. Ad esempio l’essiccazione dei pomodori, dei fichi e dell’uva bianca quest’ultima per farne “passuli”, cioè uva passa. Questi prodotti venivano sistemati sui “cannistri”, cioè dei graticci di canne, successivamente, esposti al sole estivo e dopo conservati per l’inverno. Le “passule” erano, quindi, utilizzate come ripieno per alcuni dolci di Natale, come “ i zippuli”, le zeppole. Nel periodo autunnale, invece, i “palamiti” e i “mutuli”, pesci dalla media grandezza, catturati in abbondanza dai nostri pescatori, venivano bolliti in grandi caldaie ed una volta asciugati dall’umidità, venivano tagliati a pezzi e conservati sott’olio in recipienti di terracotta o vetro, si produceva, così, “u pisci all’ogghiu”.
Particolarmente, durante il periodo estivo essa costituisce una grande fonte di guadagno, a vantaggio di tutta la popolazione che può acquistare pesce fresco a buon mercato.
BADIA
Di questo piccolo paesino, posto nella parte orientale della collina Piraino, in provincia di Vibo Valentia e frazione sia del comune di Nicotera che di Limbadi, sono giunte ai posteri pochissime notizie.
Si sa che Badia era anticamente chiamata “Casale d’Abbazia”, probabilmente perché, fra il IX ed il XIII secolo, questa zona fu sede di una comunità di monaci basiliani, seguaci di San Basilio (sec. IV), emigrati dall’Oriente, i quali edificarono molti monasteri, in gran parte nell’area del Poro, così come in altri centri della Calabria.
Quasi certamente, nella zona di Badia furono edificati due monasteri: uno maschile dedicato a San Nicola di Cassimadi o di Muzzumadi e uno femminile, S. Maria di Muzzumadi. I due erano dipendenti dal monastero basiliano di Mesiano e forniti di relativa “grancia”, erano, cioè delle vere e proprie aziende agricole. Grazie all’eredità di una aristocratica nicoterese, tale Margherita Pellizza, nel 1386 fu costruita anche una chiesa dedicata a S. Niccolò.
Per tanti anni, però, la chiesa fu abbandonata, fino a quando Monsignor Ottaviano Capece, l’ideatore della Cattedrale di Nicotera, l’annetté alla limitrofa comunità ecclesiastica di Caroni fino al 1724, quando fu resa indipendente con il titolo di S. Nicola Vescovo. Anche a Badia, come in tutta la Calabria, gli effetti del sisma del 1783 furono devastanti. Badia, all’epoca contava 320 abitanti che rimasero senza dimora e la stessa chiesa subì gravi danni.
Quest’ultima fu riedificata nel 1810 e, poi, ristrutturata dopo il terremoto del 1894. L’attuale chiesa, inaugurata il 22 Settembre del 1935 dal vescovo Felice Cribellati, sorge sulle rovine della precedente. Al suo interno troviamo la statua dell’Addolorata e, naturalmente, quella di San Nicola Vescovo, protettore di Badia. Il paesino, oggi, come detto all’inizio, è conteso da due comuni, infatti un piccolo ponte divide le comunità, che, nonostante tutto, convivono benissimo.
JOPPOLO
L'economia del paese,che un tempo si basava sull'agricoltura e l'artigianato, oggi è cambiata e trova il suo punto dì maggiore sviluppo nel terziario e nel turismo in via di espansione e con buone prospettive di potenziamento in un prossimo futuro trovandosi, il comune di Joppolo, in una parte incantevole che si affaccia ai mar Tirreno di fronte alle isole Eolie e ai piedi di una splendida collina che porta a Monte Poro. Il paese nel passato fu un importante centro di vita religiosa e culturale essendo stata terra prediletta dai monaci basiliani provenienti dall'oriente perché perseguitati dai saraceni. Tracce di questo periodo storico sono i ruderi del monastero di S. Sisto, venuto alla luce in tempi recenti con all'interno oggetti vari di epoca bizantina. Una torre saracena,quasi integra, a picco sul mare, sta ad indicare la presenza di civiltà arabe nella zona Tracce di civiltà antiche sono ancora le contrade di Calafatoni e Oliveto. Accanto alla storia del passato, che costituisce una fonte di ricchezza culturale, non vanno trascurate le risorse attuali costituite dalle bellezze paesaggistiche dalle attività ad esse connesse.
CARONITI
Caroniti è una comunità montana costituita da un antico borgo del 1500, da un santuario dedicato alla Madonna del Carmine ed edificato dalla pietà di Frate Carmelo. Più in alto c’è un ampio territorio di fattorie sparse sull’altipiano di Monte Poro (710 metri di altitudine). L’ambiente è caratterizzato dalla bellezza incontaminata della natura e dalla veduta panoramica, di incomparabile bellezza, che si gode da ogni parte. Il Santuario è chiuso d’inverno, ma per il resto dell’anno è meta di turisti e pellegrini.
Caroniti è arroccato sulla collina sottostante il Monte Poro e gode di una vista panoramica di incomparabile bellezza: il mare e la costa che dalla Torre di Joppolo continua fino alla punta estrema della Calabria, passando da Gioia Tauro col suo porto, al Monte Sant'Elia di Palmi, per finire in Sicilia con l'Etna da una parte e di cui si nota la cima e dall'altra la costa nord-occidentale con l'arcipelago delle Eolie.
Viva rimane la tradizione religiosa: qui sono vissuti e hanno lasciato tracce storici, santi ed eremiti. Il più famoso è San Gennaro, lo stesso San Gennaro che viene venerato a Napoli. L’economia agricola si basa sulla coltura dell’olivo e della vite e anche su grandi estensioni di cereali e di erba medica; sviluppatissimo è l’allevamento bovino ed ovino con attività agro-silvo-pastorale-artigianale. Di recente si sono affermate attività di agriturismo, ristorazione, bar sempre a conduzione famigliare.
COCCORINO
Il paese di Coccorino, di fronte a Capo Vaticano, è situato a 300 metri sul livello del mare sospeso tra il monte Poro ed il mare che lambisce le sottostanti basi granitiche in un susseguirsi di tortuose asprezze.
Coccorino presenta singolarità panoramiche e cromatiche di alto interesse incorniciato di mandorli e fichidindia, ci trasporta verso orizzonti visivi che "capovolgono le lenti movenze cosmiche del monte Poro che la sovrasta". Coccorino è una frazione di Joppolo, legato a Coccorinello, è un paese feudale. Ancora esistono due palazzi feudali tra cui la torre di proprietà dei baroni dell'epoca. Esiste una grande chiesa parrocchiale in onore di San Mercurio Martire soldato romano, patrono di Coccorino e Coccorinello.